Un palco di Live You Play 2016 (Foto Lorenzo Ortolani)

Sound Sommelier in 10 mosse, più una

Le cose da fare e non fare per scegliere un sistema audio per live sound, leggende metropolitane escluse

Riprodurre o amplificare un suono significa inviare alle orecchie una rappresentazione possibilmente fedele al suono originale. Purtroppo non esiste una ricetta per la riproduzione perfetta e ogni sistema audio ha un suo timbro, dovuto a numerose variabili: le componenti elettroacustiche ed elettroniche, il box e la catena di pre-amplificazione... senza dimenticare che la stanza in cui ascoltiamo è sempre parte integrante del sistema audio.

1 - Usa l'orecchio, o tutt'e due

Usa l'orecchio, o tutt'e due
Le orecchie sono tutte diverse, come anche il nostro udito. Credit: Wellcome Library, London. Twelve ears. Drawing, c. 1793 Johann Caspar Lavater and Thomas Holloway

La prima soluzione ce l'abbiamo già in tasca, o meglio, già attaccata alla testa: l'orecchio. Se usiamo un sistema audio e lo usiamo per "ascoltare" un suono, lo rivolgiamo verso un essere umano in grado di udire o, in alcuni casi (più rari), verso un'altra specie animale che abbia delle orecchie. Più correttamente: la terra è uno dei pochi pianeti dove si possono ascoltare suoni, grazie allo stato – gassoso - dell'atmosfera. Anche se nei film di fantascienza si sentono esplosioni potenti e astronavi rumorose, in realtà nel vuoto il suono non si propaga. Viva la Terra!
Un sistema audio è per sua definizione un sistema che utilizza la pressione acustica per stimolare l'orecchio, lo strumento in grado di trasformare la variazione di pressione, il suono, in impulsi elettrici che vanno al cervello. Questa operazione si chiama trasduzione, sia in ambito fisiologico (orecchio-cervello) sia in ambito tecnologico. Il microfono e l'altoparlante sono due tecnologie, opposte, di trasduzione. Una trasforma la pressione acustica in segnale elettrico, l'altra viceversa, trasduce la variazione del segnale elettrico in una variazione di segnale acustico. Non facciamoci ingannare dalle foto su internet di gattini sui mixer o cani che fanno i DJ; visto che siamo noi esseri umani ad usare le apparecchiature audio, siamo noi a doverle valutare… umanamente. Ad essere pignoli sentiamo anche con il corpo, ma ne parleremo più avanti. L'udito è il primo strumento che serve. E non dimentichiamo la testa: il cervello è fondamentale!
Orecchie aperte quindi: prima di tutto un sistema audio va ascoltato, rilassatamente, possibilmente senza aver mangiato pesante o aver bevuto/assunto cose strane.

2 – Comparalo subito

Un paio di cuffie buone sono il sistema di comparazione più immediato. Magari regolate ad un volume adeguato per non creare troppa discrepanza con il sistema audio in esame. Ne risulteranno molte valutazioni utili, una in particolare: le stanze suonano tutte in maniera molto differente, la maggior parte delle volte... tragicamente differente!
Perché farlo "subito"? Perché la memoria è breve. L'udito umano è per sua natura una macchina unica, unica per ogni essere umano. Esistono certo alcune similitudini tra orecchio e orecchio: ad esempio percepiamo tutti una gamma compresa tra le 20 e le 20 mila oscillazioni di pressione al secondo (hertz), comprendiamo tutti un campanello che suona, una porta che si chiude o una moka che sbuffa. Ma non tutti le percepiamo allo stesso modo. Ognuno sente in maniera leggermente differente, con una curva di risposta in frequenza differente: un timbro diverso. Visto che la memoria del timbro acustico dura solo tra gli 8 e i 20 secondi, per capire se un sistema suona bene senza farci ingannare dal nostro stesso cervello, mettiamolo velocemente in comparazione con un sistema che secondo noi suona già bene di suo, che conosciamo e abbiamo già comparato. Un nostro personale riferimento. Un bel paio di cuffie professionali di cui apprezziamo il suono andranno benissimo.

3 - Misura

Misura
Un esempio di software di misura completo per l'analisi dei sistemi audio in tempo reale: Smaart di Rational Acoustics. Esistono altri ottimi software e hardware nel mercato, ad esempio SIM di Meyer Sound, EASERA Systune, ARTA o SATLive.

Uno strumento di misura può darci un aiuto visivo per interpretare le caratteristiche audio di un sistema. L'ampiezza dello spettro, la linearità dello stesso, il rapporto ampiezza/fase tra due segnali (magnitude and phase per chi è abituato a leggerlo in inglese), la distorsione del sistema e la proiezione nello spazio dell'onda acustica alle varie frequenze. Per avere un sistema di misura audio adatto a buona parte delle misure necessarie, basterà un microfono di misura economico, un'interfaccia audio decente e un software – appunto - di misura. Ne esistono di tanti tipi, dall'open source libero a costosi sistemi hardware in grado di fare misure più complicate, delicate e multiple.

4 - Simula

Ogni sistema audio è, già dal nome, un sistema o insieme di più cose che agiscono in concerto. Conoscendo le caratteristiche dei singoli componenti del sistema, con un po' di matematica, si riesce a simularne verosimilmente il comportamento. Per fortuna in questo caso la tecnologia ci viene incontro e si occupa autonomamente dei calcoli matematici, permettendoci di simulare e valutare graficamente la risposta di un sistema. Ad esempio: è possibile visualizzare in un grafico l'emissione orizzontale e verticale alle varie frequenze, strumento utile per valutare la copertura acustica delle varie aree di una venue. Esistono anche software che permettono la simulazione tridimensionale, in piccoli ambienti o nelle arene.

5 – Giraci attorno

Perché attorno? In fondo il sistema deve suonare solo davanti, per il pubblico, no? Purtroppo no, non lo fa mai. Tutto risulta più facile da spiegare tirando in ballo l'acustica dei locali. Le pareti di una arena, un palazzetto o un club, sono riflettenti. L'onda che batte contro di esse viene riflessa a seconda del coefficiente di assorbimento della parete. Parte delle onde riflesse si sommerà di nuovo a quelle principali, generando la percezione di ciò che chiamiamo "riverbero" o in altri casi "confusione". Quando si creano somme o cancellazioni di frequenze importanti o quando la stessa frequenza continua a risuonare nella stanza la percezione diventa infatti poco chiara e definita.
Possiamo ora immaginare il nostro sistema audio come un pistone che spinge aria verso il proprio fronte. Si costruiscono quindi i diffusori in modo che la pressione sonora venga irradiata prevalentemente davanti. Ma la cassa suona anche dietro, per vari motivi: più si scende verso le basse frequenze, più queste sono omnidirezionali e si propagano ovunque, i materiali del box vibrano e la somma di più altoparlanti spesso genera delle brutte somme di frequenze posteriori. Oltre a questo, le guide d'onda e le trombe possono essere imprecise e solitamente hanno delle differenze di risposta in frequenza importanti tra centro e bordi. È quindi chiaro che il suono irradiato verso "le altre cinque direzioni" sarà meno dannoso quando rimane coerente con il suono emesso frontalmente. Dire che una cassa "suona dietro" senza comprendere la qualità del suono irradiato è pertanto poco utile. Concludendo, una regola semplice: più il sistema audio suona differente tra fronte, lati e retro, meno avremo un sistema facile (e gradevole) da usare in luoghi riverberanti. Se il suono posteriore è molto simile a quello frontale – coerente - e il decadimento delle frequenze medio-alte è lineare senza cadute o risonanze particolari, siamo in buone mani.

6 – Usa una voce amica

È sempre meglio non affidarsi alla propria voce. La tua voce è il peggior riferimento se non sei molto (molto) abituato a sentirla. Noi stessi ascoltiamo la nostra voce in maniera differente da chi ci sta di fronte, quindi anche attraverso un microfono. Pensiamo al bambino che sente la sua voce registrata e commenta: "Non sono io". Qui entrano in gioco la trasmissione delle vibrazioni tramite ossa/corpo e la differente risposta in frequenza del suono emesso dalla bocca verso le nostre orecchie. Una voce di riferimento, come un collega che farà da cavia per un paragone A (voce reale) e B (voce amplificata a pari livello), può essere un riferimento eccezionale. Attenzione: va sempre considerato anche il suono del microfono e della catena di pre-amplificazione e di amplificazione.

7 - Ascolta un brano di riferimento

Steely Dan
L'album "Aja" degli Steely Dan è considerato un riferimento da molti, soprattutto dai costruttori, perché in grado di suonare adeguatamente anche su sistemi audio mediocri. Nel nostro caso, invece, è sempre bene scegliere dei brani ben rodati che mettano in risalto le criticità del sistema.

Il solito il brano "reference". Reference per te, non per tutti. Esistono dei brani di riferimento molto utilizzati, come alcuni pezzi degli Steely Dan, che suonano bene quasi ovunque e sono usati da tanti costruttori per le demo dei propri sistemi. È bene utilizzare un brano che conosciamo molto, magari uno con pochissima compressione o distorsione armonica (es: meno chitarre elettriche ci sono meglio è) così si può apprezzare la distorsione stessa del sistema, oltre alla gradevolezza e precisione della riproduzione. Quando va bene la distorsione di un sistema è intorno al 10-15% a medio regime, poi aumenta continuamente aumentando il volume. I sistemi professionali cercano il più possibile di mantenere basse le distorsioni, con estrema difficoltà, in quanto le distorsioni lineari (risposta di fase e frequenza) e soprattutto non lineari degli altoparlanti a quelle potenze sono numerose e difficili da controllare. Anche se ti piace il metallo pesante o la dubstep, trova un momento di relax acustico e ascolta un brano jazz o di classica, ad alta escursione dinamica, per apprezzare la qualità del sistema nei pianissimo e la differenza tonale nei fortissimo. Meglio scegliere del materiale con una buona copertura di tutto lo spettro di frequenze. Un brano rock, pop o dance - anche ben suonante - è da evitare perché nella somma armonica ci sono parecchie distorsioni portate dai preamplificatori, dai microfoni e dai compressori/limiter, spesso volute e gradevoli ma non sempre adatte al nostro scopo valutativo.

8 - Fai una giravolta, falla un'altra volta

Muoviti nell'area di ascolto e cerca di discriminare il segnale diretto da quello riverberato, cerca di capire se c'è qualcosa che non ti torna del brano che conosci così bene e dove si trova il problema. Se avrai molti microfoni aperti sul palco, il contributo laterale e posteriore del sistema audio andrà a sommarsi al segnale ripreso dai microfoni, in un pericoloso circolo vizioso di rientri. Questo problema sarà difficilmente risolvibile dal fonico e anche la ripresa per la registrazione ne risulterà compromessa. Escludi i sub per facilitare il compito in medio-alta frequenza. L'esercizio è facile e banale per un fonico ben allenato e riposato, ma è molto, molto complicato per un non addetto. L'orecchio è come tutti gli altri sensi: va esercitato per avere le migliori prestazioni. Misura con un analizzatore più posizioni sull'area d'ascolto e confronta la misura con la risposta frontale, per capire visivamente cosa succede e pensare a come poter minimizzare il problema.

9 - Giocaci

Prova segnali vari, metti l'impianto sotto stress ad altissimi volumi, fallo suonare per un paio d'ore ad alto regime e cerca di capire quanto è peggiorato il suono con le elettroniche e le bobine surriscaldate: distorce molto? Un sistema audio "normale" peggiorerà sempre, chi più chi meno. Attenzione: l'orecchio si adatta alla distorsione e fa fatica a comprenderla nelle lunghe sessioni di ascolto, ma il test A/B tra una cassa fredda e una dopo un lungo "warm-up" ad alto volume sarà la conferma. Basta lasciare il lato Sinistro (L) spento e far suonare solo il Destro (R). Questo fa capire quanto spesso le misure sono sofisticabili dalle case costruttrici e possono portare a valutazioni sbagliate, anche ingenue. Usare sistemi sovradimensionati e farli lavorare a basso regime è una classica soluzione per ovviare alle distorsioni da surriscaldamento. "Giocarci" quindi significa utilizzare un po' di creatività per capire meglio i punti di forza e quelli di debolezza.

10 - Provalo

Provalo
Provare l'impianto "mettendoci le mani", con una band o un virtual soundcheck è la conferma definitiva delle vostre impressioni. (cortesia immagine DiGiCo)

Questo lo sanno fare tutti i fonici, un po' di manico e una band adeguata (o un virtual sound-check) e il sistema si "prova" in pista. L'ultimo passo per un giudizio completo.

Ora che conosci i 10 punti puoi finalmente atteggiarti nella venue e in regia, mentre ascolti il sistema con le braccia conserte, lo sguardo saggio verso il vuoto e l'andatura da dotto conoscitore del suono. Ma non è finita...

11

L'undicesimo punto per una valutazione ancora più dettagliata è dedicato allo scambio di opinioni e idee con i colleghi, perché conoscere le opinioni di professionisti di fiducia è sempre un valore aggiunto. Bisognerà naturalmente fare attenzione alle parole. A volte i commenti personali possono essere dannosi o equivocabili, per sé stessi e per gli altri. Propongo quindi che le locuzioni "top, bomba, spacca, chepacca, suonamoltobene, moltobello, fapaura, chebbotta" ma anche "mi metti i Metallica?" siano vietate, anzi punite con l'ascolto di musica Pop-Latina per 3 ore a 100 dB in una stanza buia. Ampia e vuota. Attenzione: Despacito è letale!

Una volta seguiti pedissequamente gli 11 punti avremo una chiara idea del sistema in oggetto, ma solo per ciò che riguarda la variabile sonora. Le caratteristiche qualitative del suono emesso sono una parte importante per la valutazione ma non completano le caratteristiche del sistema. I valori di un sistema audio sono anche altri, ad esempio la trasportabilità, la facilità di installazione o la qualità del software di controllo e messa a punto. Quello che stiamo valutando è uno strumento professionale, usato da professionisti, di certo non un hi-fi da salotto che ha bisogno solo di essere approvato dalla consorte.